Gestione del colore - Introduzione
L’era del digitale ha introdotto ancor più intensamente nella fotografia ciò che la computergraphics conosceva da tempo: il concetto di «gestione e controllo del colore» lungo l’intera filiera produttiva, dalla fase della realizzazione (scatto) a quella della stampa. Un problema difficile e solo parzialmente risolvibile.
Ciò che si richiede è che qualsiasi dispositivo utilizzato tratti e riproduca i colori allo stesso modo, cosicché ciò che si riprende con la macchina fotografica venga correttamente restituito su carta nella fase di stampa, dopo essere passato, presumibilmente, per un processo di ritocco o composizione digitale al computer. Per un fotografo è una necessità stringente.
Purtroppo, riprodurre perfettamente i colori nella camera oscura digitale può diventare una sfida, perché ogni dispositivo digitale – fotocamera, scanner, monitor, stampante – restituisce o genera, di per sé, colori diversi. Ogni pixel della macchina fotografica, ad esempio, registra la luce come combinazione di colori rosso, verde e blu (RGB), e associa a questi una terna di numeri; usa, cioè, un «modello colore» RGB in cui ogni colore viene descritto in termini di quantità di luce rossa, verde e blu sommate assieme per creare il colore stesso. Ma tali numeri possono essere interpretati in maniera diversa da dispositivi diversi. Nasce, allora, l’esigenza di determinare una tabella personalizzata, ovvero un «profilo colore», per ogni dispositivo digitale che associ numeri a colori. In questo modo, nel dialogare fra loro, i diversi dispositivi non si devono limitare a inviarsi i codici numerici corrispondenti ai colori, ma devono anche specificare come questi codici sono destinati ad apparire. Per la corretta gestione del colore, allora, il software che gestisce ogni dispositivo deve prendere in considerazione il profilo e modificare di conseguenza i codici-colori. Ovviamente, affinché questo procedimento sia di concreta utilità, bisogna che si basi su parametri standard.
A tal proposito nel 1993 è stato istituito l’International Color Consortium (ICC), allo scopo di creare, promuovere e incoraggiare la standardizzazione e l’evoluzione di un sistema aperto e multi-piattaforma. Il risultato di questa collaborazione è stato lo sviluppo delle specifiche ICC. La sua utilità si rivela anche e soprattutto nell’uso del computer con software diversi e con sistemi operativi diversi. Accettare universalmente questo standard consente agli utenti finali di spostare in modo del tutto trasparente profili e immagini con profili incorporati tra i diversi software e i diversi sistemi operativi. In ultima analisi, permette agli utenti di essere (abbastanza) certi che la loro immagine conservi i suoi colori quando viene elaborata da sistemi e applicazioni diverse.